Un anno dopo Trump, l’Europa è stretta tra Usa e Cina. La debolezza politica e industriale minaccia il futuro manifatturiero, mentre il rischio di un'Europa a sola trazione tedesca è sempre più vicino. Al Festival Città Impresa di Bergamo si cerca una strategia comune per reindustrializzare e rafforzare l’Ue
Dal capitalismo familiare alle startup ibride, dai marchi attivisti al ritorno alle radici: la ‘doppia’ cinquina 2025 del Premio Letteratura d’Impresa fotografa un Paese e l’evoluzione del senso del fare impresa. L’8 novembre a Bergamo - durante il Festival Città Impresa - una giuria di 200 lettori decreterà i vincitori
Tra instabilità globale, nuovi equilibri europei e rivoluzione digitale, le aziende devono adattarsi a nuove strategie e modelli organizzativi. Giorgio Ferraris, Ad di Erregierre: «Il controllo di gestione è spesso sottovalutato. Chi non capisce smart working e digitalizzazione consapevole manca di visione»
In un periodo in cui le divergenze tra i Paesi Ue si fanno sentire su più fronti – dall’auto al Green Deal fino al nuovo bilancio pluriennale al 2034 –, dal 7 al 9 novembre il Festival Città Impresa di Bergamo si interrogherà proprio sull’Europa che verrà. Le imprese chiedono risposte chiare e decisioni comuni per salvaguardare la competitività
Andrea Ferrazzi dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) mette a fuoco i limiti delle politiche europee che rischiano di incrementare il divario con le grandi potenze globali, tra Cbam e Green Deal. «Il binomio competitività - sostenibilità è un treno in corsa, o lo guidi o ti travolge. Ma serve una politica realmente integrata»
Per l’ad dell’omonimo colosso degli impianti siderurgici, «Trump l’ha dimostrato: il mondo non è più quello del 2020». E mentre anche la Cina inizia a fare i conti con la crescita di India e sud-est asiatico, l’Europa deve imparare a proteggersi senza isolarsi. Perché per un continente in calo demografico alzare muri sarebbe una rovina
Nel 2023 l’Italia ha prodotto 21,1 milioni di tonnellate di acciaio, perlopiù con forni elettrici (85,8%). E al di là di costi energetici talmente alti da intaccare la competitività, emergono opportunità concrete: aumentare l’efficienza, migliorare il riciclo e conquistare mercati strategici. Danieli: «Il premio per l'acciaio green forse non arriverà mai. Ma produrre verde sarà un requisito per vendere»
La siderurgia italiana mostra timidi segnali di ripresa nel ‘25 (produzione a +3,2% tra gennaio e settembre rispetto al -5,6% dello stesso periodo ‘24), ma resta fragile. Pesano costi energetici doppi rispetto ai competitor europei, export della materia prima in crescita, concorrenza extra-Ue e incertezza. Marcegaglia: «Difendere chi investe in un’ottica di autonomia strategica»
Il presidente di Feralpi e Confindustria Lombardia analizza lo stato del comparto siderurgico europeo che «ha perso 30 milioni di tonnellate in dieci anni». E chiede misure rapide e strutturali per «fermare l’export extra Ue di rottame ferroso, cruciale per le nostre produzioni» e per rafforzare la competitività e l’autonomia strategica europea
L’amministratore delegato del colosso della refrigerazione da 1,6 mld di fatturato nel ’24 non nasconde la sua preoccupazione per l’atteggiamento di Bruxelles: «Tassiamo le grandi aziende per finanziare la competitività del sistema industriale: è un controsenso». E lancia la stoccata anche alla politica italiana: «Tempi troppo lunghi per raddrizzare le storture di Transizione 5.0 e stiamo ancora aspettando i decreti attuativi»
Da Casa Marcegaglia, le Top Italian Companies lanciano un messaggio chiaro a Bruxelles: «Meno ideologia, più competitività». Dall’acciaio alla chimica, dall’agroalimentare alla logistica, la richiesta è chiara: regole più snelle, decisioni più rapide e confronto su energia, sostenibilità e internazionalizzazione
La presidente di Marcegaglia Holding detta la ricetta per tornare competitivi in Italia e in Europa, smantellando misure come il Green Deal che rallentano la crescita e finiscono per risultare più dannose che utili per imprese e ambiente. Ma, avverte, «occorre agire in fretta» per tenere il passo dei giganti globali
È come sempre netto il presidente di Omr, l’azienda bresciana di componentistica dell’automotive, ormai a pieno titolo globale. Sì, perché «bisogna stare dove succedono le cose, cioè in Cina e in Usa». Secondo Bonometti l’Europa si è auto-condannata all’irrilevanza con le leggi sul Green e, se non varerà a brevissimo norme protezionistiche e incentivi, nel panorama dell’automotive mondiale sarà destinata a scomparire
In Dirtbag Billionaire, David Gelles racconta Yvon Chouinard, il fondatore di Patagonia: dal clean climbing alla moda outdoor, fino alla cessione a un trust per l’ambiente di un gruppo da 6 miliardi di dollari. Un modello che vuole rifondare l’idea del fare impresa, ma che sconta inevitabili contraddizioni
Per il presidente della Fondazione Capitale & Lavoro (in uscita il 14 ottobre il libro che ne racconta il percorso), l’ingresso di lavoratori nel capitale può dar vita a «un vivaio, una fabbrica d’imprenditorialità» provvidenziale, specie in momenti critici come quello della successione. E anticipa l’intenzione di presentare emendamenti alla legge varata a maggio
Due testamenti studiati nei minimi dettagli per gestire un patrimonio da oltre 11 miliardi e garantire la continuità della maison. La Fondazione controlla le azioni, con diritti di voto divisi tra collaboratori storici e parenti. E per il futuro sono chiare le disposizioni sull’ingresso di gruppi internazionali. Al centro: rispetto dei valori ed equilibrio tra impresa e famiglia
Come si gestisce un’impresa quando il fondatore non c’è più? È il nodo più complicato anche per gli imprenditori più di successo. Ma al di là dei turbolenti casi di Agnelli o Del Vecchio c'è chi pianifica con accuratezza come Armani, e chi inventa nuovi modelli come Chouinard. E sempre più piccoli imprenditori lasciano ai manager
Non c'è solo il Ponte sullo Stretto. E sui molti cantieri sparsi per l’Italia sembra essere calato il silenzio. La lista è lunga e coinvolge in particolare il Sud che a causa dell’assenza dell’alta velocità rimane escluso dal corridoio commerciale ferroviario scandinavo-mediterraneo
La competitività delle imprese passa dalle infrastrutture: colli di bottiglia, dogane aeroportuali lente e valichi alpini “contesi” frenano l’Italia. Il Veneto (dove passa un terzo delle rotte continentali) è uno snodo chiave, ma secondo Leopoldo Destro «servono una maggiore collaborazione a livello europeo e un vero dialogo pubblico-privato»
Nei prossimi dieci anni i cantieri da nord a sud ridisegneranno mobilità e logistica sulle dorsali principali, tra Brennero, Tav e Terzo Valico. Ma resta l’incognita delle reti locali, su cui le aziende chiedono interventi urgenti. Garavaglia: «Senza connessioni forti ai distretti produttivi, i grandi corridoi rischiano di restare incompiuti»
Nei prossimi dieci anni l’Italia avvierà o completerà cantieri decisivi per la mobilità sulle principali arterie ferroviarie e stradali. Ma quelle secondarie, essenziali per connettere le imprese e i distretti produttivi, faticano a decollare. Il nuovo numero di Monitor racconta sfide e opportunità grazie alle voci di Garavaglia, Destro (Confindustria), Condotta (Gruber Logistics) e Storti (Trasporti Pesanti)
In Italia, il 24% della popolazione adulta fuma in media 12 sigarette al giorno. E mentre soprattutto tra i più giovani cresce l’uso di e-cig e tabacco riscaldato (il 9% dei 18-24enni è coinvolto contro una media generale del 4%), la scienza parla chiaro. Boffi (presidente Sitab): “Il fenomeno dual use quadruplica il rischio di tumori”
Girolamo Sirchia, ex ministro della Salute e promotore della legge del 2005 che bandì il fumo dai luoghi pubblici, avverte sullo svapo: “Norme incomplete, serve un intervento europeo”. In mancanza di aggiornamenti, le amministrazioni locali si muovono in ordine sparso. Ma "il rischio è che la legge rincorra sempre le innovazioni"
Per Andolina (Philip Morris) “tra dieci anni diversi paesi Ue non venderanno più sigarette”. E se l’Italia resta il primo produttore di tabacco (produce il 30% del totale europeo), oggi è anche l'hub principale per i prodotti alternativi. Bruxelles si prepara a introdurre nuove accise differenziate
Il packaging italiano per il tabacco sta cambiando, tra innovazione e tecnologia. E aziende come Senzani Brevetti rispondono alle nuove regole europee puntando su “flessibilità e strategia”. Ma la sfida tecnologica resta aperta: “È difficile trovare alternative ai contenitori in plastica dei sacchetti di nicotina”
Introdotto nel Cinquecento a Bassano, il sigaro della valle del Brenta ha attraversato secoli di divieti e contrabbando, fino al rilancio con il Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa. Oggi il marchio del “Nostrano” vende 1,7 milioni di pezzi l’anno. “All’estero la penetrazione è lenta, ma in crescita”
Per Dionysis Alevras, il Global IT Security Manager di uno dei principali player globali delle materie prime plastiche, la minaccia più grande non sono IA o supercomputer, ma le persone. E al centro della strategia di difesa schiera cultura della prudenza e formazione. Come si armonizza una difesa digitale multinazionale? “Puntando su semplicità, inclusività e standardizzazione”
L’imminente avvento delle quantum technologies minaccia la tenuta della crittografia classica. Ma l’Italia c'è e negli ultimi tre anni ha stanziato (grazie al Pnrr) oltre 140 mln. Ora, in seno al progetto EuroQci, prepara una dorsale per la sicurezza delle comunicazioni. Il coordinatore Calonico: “Sinergia tra pubblico e privato che punta a creare una filiera”
Dal Gdpr alla Nis 2, la stratificazione normativa sulla cybersicurezza deve tenere il passo della tecnologia. Ma l’Avvocato Riccardo Borsari - che a breve uscirà con un libro dedicato ai rischi delle imprese - avverte: “Il vero nodo per le aziende resta culturale, non ci si rende conto dei rischi”. E in un contesto in cui “il danno di solito è molto più grave della sanzione”, la chiave è puntare sulla prevenzione
Gli investimenti italiani in cybersicurezza sono cresciuti dai 976 mln del 2016 a 2,48 mld nel ‘24, ma la spesa resta inferiore a quella di Francia, Germania e Regno Unito. Eppure, il Paese subisce il 10% degli attacchi globali. Faggioli, presidente dell’Associazione italiana per la sicurezza informatica: “Le Pmi? Più vulnerabili perché possono investire di meno”
L’Italia è uno dei Paesi più colpiti, con sanità e manifattura tra i settori maggiormente esposti. L’IA gioca un doppio ruolo, come strumento di attacco e difesa, ma la vera rivoluzione arriverà con il quantum computing: “Tra dieci anni si potranno decifrare dati rubati oggi, ma ancora protetti dagli algoritmi”. Gli esperti: “Prepararsi ora”
Il settore dei data server supererà i 200 mld di valore entro il 2030, creando 150mila posti di lavoro. E a beneficiare indirettamente di questo exploit non è solo il comparto tech, ma un complesso mosaico di realtà che operano in diversi ambiti: dai sistemi di raffreddamento al cablaggio, fino alla produzione di rack, gli armadi che ospitano i server
Emmanuel Becker, Ceo di Mediterra Datacenter ed ex presidente dell'Italian Datacenter Association: “Spesso i data center consumano meno di quanto dichiarato all’inizio”. La concentrazione in Lombardia? “Bisogna creare strutture regionali, distribuite sul territorio nazionale”. E con costi dell’energia più bassi “potremmo diventare un digital hub continentale”
Il Paese vive un boom delle “fabbriche di dati”: 200 gli impianti attivi (un terzo a Milano) e oltre 340 le richieste autorizzative pervenute a Terna nel ‘25 per allacciare nuove infrastrutture. Ma per dare pieno sviluppo a una filiera che potrebbe valere fino all’8% del Pil nel 2030 serve sciogliere i nodi del fabbisogno energetico e del riordino normativo
Il business dei data center dedicati al Gpu computing per l’addestramento dei modelli cresce esponenzialmente in tutto il mondo, mentre nel nostro Paese resta limitato. In Europa la domanda di servizi è trainata dal settore farmaceutico e dalla drug discovery. Baldassarra, Ceo di Seeweb: “Atteggiamento attendista. Il nostro mercato inerziale rispetto all’innovazione”
Per Moreno Mancin, docente di Economia aziendale a Ca’ Foscari ed esperto di Business dello sport, l’obiettivo delle sponsorizzazioni è “entrare nella testa del consumatore. Valentino Rossi e Alberto Tomba sono ancora associati a determinati brand dopo anni. Bisogna scegliere personaggi in linea con i valori del marchio e investire in comunicazione, sapendo che si rischiano anche ritorni di immagine negativi. E anche gli atleti degli sport minori servono a veicolare l’utilizzo di determinati prodotti”
La sponsorizzazione degli sciatori serve a valorizzare il marchio, alimentare lo spirito di emulazione negli atleti alla ricerca di materiali simili e ottenere feedback con cui sviluppare innovazioni di prodotto. Zanatta (Tecnica): “Abbiamo una rete di osservatori dislocati lungo tutto l’arco alpino. La personalizzazione è fondamentale”. Dal Fabbro (Rossignol Lange): “Le aziende forniscono l’attrezzatura tecnica e l’assistenza sulle piste. Sulla scelta del testimonial incide anche la presenza dell’atleta sui social”
Da Sinner a Egonu, da Pogacar a Goggia: la popolarità di questi testimonial globali diventano motore di crescita per interi settori industriali. E nelle scelte di marketing, alcune aziende (come Enervit) puntano sulla connessione autentica tra atleta e valori; altre come Arena, Technogym e Diadora scommettono sull’effetto Olimpiadi per crescere in un mercato globale
Le imprese di campioni come Pogacar non hanno solo echi mediatici: tra i produttori di bici, Colnago ha triplicato i ricavi con lo sloveno; Wilier ha sfruttato il record di vittorie al Tour di Cavendish per crescere all’estero, mentre Bianchi e Campagnolo rilanciano marchio e strategie con la presenza nel circuito mondiale. Il legame diretto tra campioni e brand sostiene un comparto sempre più internazionale
Ferrari e Lamborghini rinviano i modelli elettrici, Maserati in crisi, Aston Martin e McLaren ci punteranno dal 2030; solo Porsche e Rolls-Royce corrono avanti. Il panorama delle auto di lusso si scontra con una domanda ancora molto debole e con la necessità di coniugare maggiormente la tecnologia elettrica con le performance. E nel breve periodo prevale l’ibrido
L'affermarsi dell'auto elettrica è lontana dall’essere realtà. Dominano le ibride e le motorizzazioni tradizionali mentre l’età media delle auto in Italia è di oltre 12 anni, con circa il 24% oltre i 19 anni. L'elettrico vince solo nei paesi del Nord Europa, finanziato dai proventi delle vendite di petrolio
Nel 2024 il mercato globale del software legato all’automotive ha superato i 18 mld di dollari e crescerà del 10,9% annuo fino al 2034. La componente digitale può valere oltre un terzo del prezzo di un’auto. Ma con il boom dei marchi cinesi aumentano i timori su privacy, sorveglianza e sicurezza nazionale
Crisi strutturale, concorrenza cinese, transizione elettrica incerta: per il presidente di Omr l’automotive europeo è a un bivio. Servono un piano industriale e regole condivise o “in 5 anni assisteremo alla deindustrializzazione dell’Europa”. Idrogeno? “Sì per mezzi pubblici e pesanti”. Guida autonoma? “Occasione per meccatronica e software, ma servono regole e investimenti subito”
Michele Fanton, ad dell’omonima impresa padovana che distribuisce materiale elettrico per applicazioni nel campo del fotovoltaico e delle energie rinnovabili, contesta il taglio dei bonus: “Senza nuovi incentivi non potremo centrare gli obiettivi europei sull’efficientamento energetico. Lo tsunami di liquidità non c’è stato, ora bisogna abbassare i prezzi e ottimizzare le scorte per sostenere il circolante e continuare a soddisfare i clienti”
Silvio Fabrello, titolare della vicentina Esse Ti Elettronica, ha scelto pannelli tedeschi e in parte italiani per i suoi stabilimenti, preferendo una filiera certificata e tracciata alla convenienza dei prodotti cinesi. Fondamentale, racconta, è stato affidarsi a una ditta competente e non improvvisata. “Ho voluto sapere cosa stavo comprando e la qualità degli impianti ha ripagato la scelta”
Il record di produzione elettrica generata dall'energia solare a giugno ’25 e l'esempio virtuoso dei parchi solari non frenano la crisi del fotovoltaico. A pesare in Europa è il calo degli investimenti (-13%) e delle nuove installazioni, precipitate al 5% nel '24 dopo il boom del +53% del '23. Nonostante i forti investimenti Ue con programmi specifici per l'energia solare, l'obiettivo di installare 700 GW entro il 2030 appare ancora lontano
Con la fine del 110% sono scomparse oltre 11 mila imprese edili, il fatturato delle imprese che producono e distribuiscono materiale elettrico applicato al fotovoltaico è passato dal +243% del 2022 al -50% del ’24 e i ricavi dei general contractor sono scesi del 40-60%. I nuovi incentivi per le Pmi si fermano al 50%. Sotgiu (Ingenera): “Il crollo delle commesse è stato drammatico e ci ha costretti a una conversione in tempo zero. Ora sogniamo un mondo senza incentivi”
Salvatore Infantino (Associazione dei risk manager) difende la bontà della legge: “Introduce una copertura che permette alle Pmi di sopravvivere a danni irreversibili. Ma le aziende non devono pensare di essere protette da tutto: per alcune calamità servirà una copertura extra. Sbagliato scaricare gli oneri dei proprietari degli immobili sulle imprese. Il pool CatNat garantirà premi più bassi ed equi”
Entro fine anno tutte le imprese italiane dovranno essere assicurate contro calamità naturali come alluvioni e terremoti. Dal 2015 al ‘24 in Italia gli eventi meteo estremi sono aumentati del 485%. E dal ‘13 al ‘24 il Fondo per le emergenze nazionali ha stanziato oltre 13,5 mld, anche per i danni a macchinari e impianti. Assicurare un ufficio in centro (tipicamente poco esposto a questi eventi) costerà fino a 3 mila euro. Ma il consorzio CatNat punta a calmierare i prezzi
Francia e Spagna danno l’esempio: dopo l'alluvione di Valencia risarcimenti in pochi giorni per famiglie e imprese grazie a un sistema di polizze obbligatorie. In Italia e Grecia, invece, l'alta esposizione ai disastri naturali corrisponde a una scarsa diffusione delle polizze (5%). I nuovi obblighi italiani basteranno a invertire il trend sulla cultura del rischio?
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