Undici finalisti, oltre novecento manoscritti letti da settanta persone, una giuria nuova ogni anno. “Il nostro metodo si fonda sul confronto e sulla pluralità di sguardi”, racconta Chiara D’Ippolito, lettrice e responsabile Ufficio stampa del Premio. “I testi candidati sono sempre più introspettivi, il romanzo politico è quasi scomparso”. In sala, intanto, major e indipendenti puntano gli stessi autori. Ma chi ha più mezzi non sempre ha la meglio: “Spesso l’esordiente sceglie chi può seguirlo più da vicino”
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