Nata nel ‘15 come risarcimento post-Matera, la Capitale italiana della cultura è oggi un’occasione per ridefinire identità urbane e posizionamenti simbolici. Da Agrigento a L’Aquila, fino a Pordenone ‘27, le città usano la candidatura per “farsi vedere diversamente”. “Non chiediamo attenzione, ma riconoscimento”, dicono i promotori. E anche chi non vince, intanto, prova a far cambiare lo sguardo su di sé
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