Secondo il sondaggio condotto da Quaeris per ItalyPost, per le imprese Best Performer delle aree più industrializzate del paese i dazi statunitensi hanno avuto finora un impatto piuttosto contenuto. Se è vero che il 41,4 per cento si aspetta per quest’anno una diminuzione delle esportazioni verso gli Usa, un imprenditore su tre (34,5 per cento) prospetta invece una crescita, con il restante 24,1 per cento che stima export stabile.
Questi i dati che emergono dalla ricerca sul sentiment delle aziende italiane rispetto allo scenario economico. In previsione del tour delle 20.000 Best Performer, che vedrà come protagoniste le migliori realtà imprenditoriali provenienti dalle sei regioni e 14 provincie più industrializzate del Paese, ItalyPost e Quaeris hanno deciso di esplorare le opinioni delle aziende su diversi temi, tra cui le aspettative sull’impatto dei dazi statunitensi sull’export di quest’anno, attraverso un sondaggio somministrato a un campione delle 20.000 Best Performer.
Del campione di aziende, quasi una su tre (29,2 per cento) esporta negli Stati Uniti. Il valore dell’export verso gli Usa è molto variabile, ma per la stragrande maggioranza delle aziende prese in esame (71 per cento) vale meno del 10 per cento.
La situazione che emerge dai dati raccolti è meno preoccupante di quel che si potrebbe pensare, anche se si guarda alle aziende che prevedono un calo dell’export nel 2025. Per la maggior parte degli intervistati, la riduzione sarebbe infatti al di sotto del 5 percento, con una buona fetta del campione che prevede di non perdere più del 3 per cento rispetto al 2024.
Secondo l’Istat, i prodotti esportati negli Usa dall’Italia valevano 66,4 miliardi di euro nel 2024, cosa che aveva portato a preoccupazioni diffuse quando, a gennaio di quest’anno, il presidente americano Donald Trump aveva annunciato dazi pesanti verso molti paesi, tra cui quelli dell’Unione Europea. La situazione caotica iniziale si era poi assestata, soprattutto con l’accordo Usa-Ue di luglio, che ha portato alla calmierazione al 15 per cento, con entrata in vigore effettiva delle misure ad agosto.
Questa successione di eventi fornisce una parziale spiegazione ai dati raccolti da Quaeris per ItalyPost. L’annuncio dell’entrata in vigore dei dazi ha portato a una corsa allo stoccaggio di prodotti italiani, con il conseguente aumento del valore dell’export che potrebbe giustificare le previsioni ottimistiche di una parte degli intervistati. I dati Istat, infatti, testimoniano un +24,1 per cento delle esportazioni italiane verso gli Usa nel mese di luglio, con un calo del 21,2 per cento ad agosto, quando i dazi erano già entrati in vigore.
Dall’altra parte, è chiaro che alcuni settori risentano della situazione più di altri ed è quindi difficile fare previsioni generali attendibili. Tra i comparti più colpiti c’è quello agroalimentare, soprattutto quello vinicolo, i cui produttori hanno deciso di sacrificare i margini per mantenere i clienti statunitensi. Secondo l’Unione Italiana Vini (Uiv), infatti, a luglio il prezzo medio del vino diretto negli Usa è sceso del 20,5 per cento allo stesso mese del 2024.
In difficoltà anche il settore automotive, già in crisi per la competizione estera e che deve far fronte a dazi diretti e indiretti. I produttori europei, che nel 2024 avevano esportato circa 760 mila veicoli negli Usa, sono ora soggetti a dazi del 15 per cento, come da accordo tra Stati Uniti e Ue, ma anche dalle tariffe sull’acciaio, che ammontano al 50 per cento. Secondo le stime di Eurofer (associazione europea dell’acciaio), infatti, i dazi sulle componenti meccaniche in acciaio colpirebbero anche il settore dell’auto e dei macchinari.
A questo scenario si aggiunge l’incertezza diffusa, causata dalla volatilità del contesto geopolitico e dal sovrapporsi di dichiarazioni dei leader. Solo dieci giorni fa, Trump ha annunciato dazi fino al 100 per cento per i farmaci, mettendo in allarme i produttori che non hanno stabilimenti negli Usa. Nonostante l’Europa abbia rassicurato, dicendo che anche il farmaceutico rientra negli accordi raggiunti in precedenza, alcune aziende hanno deciso di espandere la produzione anche negli Stati Uniti, così da evitare eventuali ricadute di questa guerra commerciale.
Quello che emerge è quindi un quadro in cui entrano in gioco molti fattori, tra cui l’importanza dell’export per il settore di riferimento e per la singola azienda, nonché l’eventuale presenza sul territorio americano. In definitiva, è difficile dire quale effetto avranno i dazi nel prossimo futuro, ma secondo le Best Performer, il 2025 non sarà un anno catastrofico in questo senso.
In concomitanza delle 20 tappe, verranno pubblicati i dossier a cura di Post Editori, disponibili per l’acquisto sul sito. Questi documenti offriranno un’analisi dettagliata delle performance e delle strategie delle aziende partecipanti, fornendo un prezioso strumento di riferimento per imprenditori, manager e analisti del settore. Inoltre, per partecipare agli eventi del Tour, è possibile registrarsi sul sito di Post Imprese, dove vengono anche pubblicati i programmi aggiornati.