Immaginiamo una famiglia che decide di ristrutturare casa: forse per adattarsi alla crescita di un figlio o semplicemente per rendere gli spazi più funzionali. Chi ha vissuto un’esperienza simile sa bene che non si tratta solo di spostare mobili e dipingere pareti, ma di riorganizzare l’intera struttura, coordinare diversi professionisti, gestire costi, tempi e inevitabili imprevisti. Se tutto ciò è complesso per una famiglia, immaginiamo quanto lo sia per un’azienda manifatturiera che affronta una riconversione produttiva.
Qui si tratta di ripensare processi e linee produttive, ma anche di investire nelle persone per rispondere a nuovi mercati, tecnologie e normative. A guidare questa trasformazione ci sono i direttore operations, registi di un cambiamento che non riguarda solo macchinari e impianti, ma coinvolge supply chain, risorse umane e, in definitiva, il modello di business di un’impresa.
Sarà proprio questo il tema del nuovo numero del settimanale OperationsManager, che sarà disponibile sul sito operationsmanager.it a partire dal primo pomeriggio di venerdì. L’inserto dedicato al mondo dei processi e dei loro architetti nelle fabbriche, edito da ItalyPost in collaborazione con auxiell e AzzurroDigitale, vedrà intervistate tre realtà (e tre dei loro protagonisti): AmgDisk, Philippe Model Italia.
Nel contesto attuale, la riconversione produttiva è diventata una necessità concreta. Innovazioni tecnologiche, nuove esigenze della domanda, tensioni geopolitiche o eventi straordinari come la pandemia spingono le aziende a cambiare. Ogni riconversione è il risultato di decisioni tecniche, economiche e organizzative complesse. Alla loro base c’è un lavoro di analisi: non si tratta di aggiungere macchinari, ma di riprogettare flussi, introdurre nuove competenze e mantenere al contempo la continuità operativa e finanziaria.
Il direttore operations ha dunque il compito di tradurre gli obiettivi strategici in piani concreti, guardando non solo all’avvio della trasformazione ma anche alla sua sostenibilità nel medio-lungo termine. Deve tentare di prevedere l’evoluzione del mercato e valorizzare le risorse umane. Anzi, a quest’ultimo proposito non è raro che emergano resistenze culturali e organizzative, legate alla naturale inerzia delle persone o al timore di perdere ruoli e competenze.
La trasformazione coinvolge poi anche fornitori, clienti e partner: le supply chain, spesso lunghe e interconnesse, possono essere fortemente influenzate da un cambiamento di questo tipo. Il direttore operations deve quindi riprogettare la catena di approvvigionamento, valutare rischi e soluzioni alternative. Il tutto in un contesto segnato da crisi geopolitiche e normative stringenti che influiscono sulla disponibilità delle materie prime e sugli standard richiesti.
Un altro fronte chiave è l’introduzione di nuove tecnologie come automazione avanzata, robotica e Intelligenza Artificiale. Questi strumenti promettono efficienza e qualità, ma richiedono una trasformazione profonda anche dal punto di vista culturale. Serve collaborare strettamente con le funzioni It e innovazione, scegliendo tecnologie realmente utili e integrabili. Fondamentale è anche la formazione continua: senza competenze adeguate, le tecnologie rischiano di non essere sfruttate appieno.
Per tutti questi motivi, la riconversione non è solo tecnica o industriale: è una trasformazione che investe strategia, cultura, relazioni e competenze. Il direttore operations, allora, non può essere solo un esecutore: dovrà essere un catalizzatore del cambiamento, capace di tenere insieme visione strategica e gestione quotidiana. La riconversione sarà così non solo una sfida, ma anche un’opportunità di crescita e innovazione per l’intera impresa.