In ogni squadra di calcio ciascun giocatore ha un ruolo specifico, ma la vittoria dipende dalla perfetta interazione tra tutti i membri. La difesa deve anticipare le mosse dell’avversario, il centrocampo deve costruire il gioco con precisione e l’attacco deve sfruttare ogni opportunità. Se un solo giocatore commette un errore, come un passaggio sbagliato o un inserimento fuori tempo, l’intera azione può fallire. In modo analogo, le partite non si vincono solo con la qualità dei singoli, ma grazie all’efficacia del gioco di squadra.
Questo concetto si applica anche al mondo delle operations aziendali, dove non basta che ogni dipartimento funzioni bene singolarmente, ma ciò che conta è la sincronizzazione tra tutte le aree. Il Total Flow Management (Tfm) applica questa logica, agendo per ottimizzare l’intero flusso di lavoro, affinché ogni fase del processo sia perfettamente connessa con le altre. Così, il flusso complessivo tra produzione, logistica, gestione e distribuzione migliora e risulta più efficiente.
Sarà proprio questo il tema del nuovo numero del settimanale OperationsManager, che sarà disponibile sul sito operationsmanager.it a partire dal primo pomeriggio di domani, venerdì 3 ottobre. L’inserto dedicato al mondo dei processi e dei loro architetti nelle fabbriche, edito da ItalyPost in collaborazione con auxiell e AzzurroDigitale, vedrà intervistate tre realtà (e tre dei loro protagonisti): Bofrost, Demont e Diadora.
Il punto cruciale non è concentrarsi su ottimizzazioni parziali: non ha senso, per esempio, che la produzione funzioni come un orologio svizzero se poi è continuamente ostacolata da inefficienze logistiche. Certo, ottimizzare le singole componenti non è sbagliato, ma non deve distogliere l’attenzione dall’efficienza globale. Nelle aziende spesso si punta all’ottimizzazione dei singoli reparti come se potessero essere migliorati separatamente, ma ciò non porta ai risultati attesi.
La teoria dei sistemi complessi ci dice che l’ottimizzazione di un sistema non deriva dal miglioramento delle singole componenti, soprattutto quando queste sono fortemente interconnesse. Ogni parte è influenzata dalle altre e migliorarne una senza considerare le interazioni che questa ha con il sistema può compromettere il risultato complessivo. Ciò detto, però, non esiste un manuale universale per applicare il Total Flow Management in azienda.
Ogni impresa ha infatti le proprie specificità e deve affrontare sfide diverse per rimanere competitiva. Il principio alla base del Tfm, però, resta invariato: garantire un flusso continuo di valore, senza interruzioni o inefficienze. Il primo passo è mappare l’intero flusso, dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione del prodotto finito. Una volta definito come fluiscono informazioni, materiali e decisioni, si può intervenire per migliorare le interazioni tra le fasi.
Un errore comune nel Tfm è pensare che il suo impatto si limiti a un miglioramento parziale del processo. In realtà, l’obiettivo è migliorare l’intero ecosistema aziendale. Inoltre, non basta l’introduzione di tecnologie avanzate, come un sistema Erp, per ottenere i risultati sperati. La trasformazione digitale è fondamentale, ma senza un cambiamento culturale e l’impegno di tutti i dipartimenti, oltre che di fornitori e partner, il flusso aziendale rimane frammentato.
In un contesto dove l’efficienza è cruciale per il successo, il Total Flow Management è uno strumento indispensabile per i direttori delle operations. Velocità, reattività e riduzione dei costi sono fattori determinanti. Un’azienda che adotta il Tfm può rispondere rapidamente alle mutevoli esigenze dei clienti. In un’epoca in cui agilità e adattamento sono cruciali, questo significa superare le sfide del mercato, ridurre i rischi e massimizzare le opportunità.