“Non vogliamo fare brand positioning. Vogliamo condividere un pensiero”. Le parole di Enrico Carraro, presidente dell’omonimo gruppo industriale veneto, potrebbero valere da manifesto per raccontare il nuovo numero di Cult, da domani online sulle testate Italypost. Un numero che indaga il rapporto tra cultura e impresa. E lo fa partendo da chi quel rapporto prova oggi a renderlo concreto: portando autori nei reparti, letture nei cortili delle aziende, riflessioni condivise nelle pause di lavoro.
Nel 1955 Adriano Olivetti scriveva che la fabbrica non poteva limitarsi a produrre profitti, ma doveva distribuire anche cultura, servizi, democrazia. Quelle parole, per decenni, sono rimaste confinate nel mito di Ivrea. Oggi, però, qualcosa si muove. Lo raccontiamo in apertura, grazie alle testimonianze di realtà come Carraro Group, Manini Prefabbricati, LAGO, dove la cultura non è un orpello ma un linguaggio progettuale. E poi Il Campiello in fabbrica, che porta i finalisti del premio letterario nei luoghi produttivi. O Libri sotto le stelle, la rassegna dell’AIDP Veneto-Fvg che coinvolge oltre cento HR manager attorno alla lettura di romanzi e saggi, perché “chi lavora con le persone deve saperle leggere, anche attraverso la letteratura”.
Ma qual è oggi il ruolo dell’intellettuale in tutto questo? Lo scrittore e docente Giuseppe Lupo invita a “un nuovo racconto dell’impresa, onesto e senza pregiudizi”. Denuncia l’ostilità culturale ancora diffusa verso il mondo produttivo, e chiede agli intellettuali di abbandonare il linguaggio novecentesco. “Finché l’impresa sarà vista solo come una macchina per fare soldi, e non come una comunità che pensa, nessun dialogo sarà possibile”. Accanto a queste voci, il numero di questa settimana racconta anche l’esperienza di Vecomp, azienda veronese del software che ha trasformato uno spazio formativo in un vero teatro per la cultura d’impresa.