Che futuro attende la danza italiana? È la domanda che apre il nuovo numero di Cult, in uscita sabato 13 settembre. La copertina è dedicata a un progetto che divide: la bozza ministeriale che prevede la nascita di un corpo di ballo d’élite, itinerante e finanziato con fondi pubblici per tre anni. Un’idea che, secondo i promotori, ridurrebbe la precarietà dei danzatori, ma che per molti rischia di peggiorarla, svuotando definitivamente i pochi corpi stabili rimasti nelle Fondazioni lirico-sinfoniche. In queste pagine parlano ballerini, sindacalisti e critici, tracciando un quadro che mette in luce criticità strutturali e un sistema che fatica a trattenere i suoi talenti, sempre più spesso costretti a emigrare.
L’approfondimento prosegue con un’intervista ad Andrea Morelli, voce del collettivo Danza Error System, che denuncia la mancanza di risposte istituzionali e avverte del rischio di smantellare un modello già fragile senza offrire nuove garanzie. Non meno significative le testimonianze di chi ha scelto di lavorare all’estero, come Barbara Minacori, giovane danzatrice oggi in Germania, che racconta un mondo professionale più inclusivo e meno legato alla sola danza classica.
Non c’è solo balletto. Cult esplora anche i cambiamenti che attendono musei e luoghi della cultura con l’introduzione, dal 2026, del nuovo sistema contabile previsto dal Pnrr. Un passaggio epocale che imporrà di attribuire un valore economico preciso a collezioni e patrimoni, trasformando la gestione dei beni pubblici in un vero banco di prova manageriale.
Lo sguardo si allarga poi alle dimore storiche italiane: oltre 43.000 immobili vincolati, milioni di visitatori ogni anno, ma ancora troppe porte chiuse e metri quadri inutilizzati. L’Italia conserva, ma fatica a valorizzare, e le testimonianze raccolte mostrano come spesso manchino persino strumenti minimi di accessibilità.
Il numero dedica spazio anche all’estate dei festival culturali, segnata da un proliferare di rassegne che non sempre riescono a superare l’autocompiacimento locale per diventare attrattive sul piano turistico. E infine un’inchiesta sugli autori che entrano in fabbrica, portando la letteratura oltre i luoghi consueti per dialogare con i lavoratori e aiutare a leggere la complessità del presente.