In una defilata frazione spersa nella campagna, si incontra questa spigliata insegna, gestita con passione da tre giovani assai affiatati. L’ambiente è moderno e confortevole: le sale e l’ampia veranda con i tavoli ben distanziati appaiono curate e arredate con gusto contemporaneo. La cucina mostra di esprimersi con solidità, traendo spunto più dai ricchi prodotti del territorio circostante che dalle sue secolari tradizioni.

La carta, lodevolmente ristretta (quattro antipasti, tre primi, tre secondi, tre dolci), propone piatti nei quali il protagonista principale (sia esso carne o pesce d’acqua dolce) viene esaltato dall’azzeccato abbinamento con elementi vegetali dal bel profilo aromatico o da frutti dalle nitide note acide. Il luccio alla mugnaia (una rivisitazione della nota ricetta francese) viene – per esempio – vivificato dalle fragole. Mentre i tagliolini con asparagi e arachidi sono ‘allungati’ dalla magnifica balsamicità del pino mugo. Buoni anche il risotto con aglio orsino, zafferano e riduzione di Vermouth e la faraona (che viene frollata per un mese) con carciofi e salsa agli agrumi.

La cantina non è ampia ma presenta comunque un ventaglio di etichette ben selezionate. Il servizio è attento e non impostato. I menu degustazione, a prezzi assai onesti, sono tre (di cui uno vegetariano) e sono offerti a 50, a 55 e a 65 euro. Ci si attesta di poco sotto ai 70 euro ordinando alla carta.