Il nuovo numero di Cult, in uscita il 17 maggio, parte da una constatazione tanto semplice quanto rilevante: le imprese stanno tornando a investire in cultura. Lo fanno rigenerando spazi dismessi, promuovendo attività artistiche, sostenendo iniziative educative. Ma non tutte le operazioni hanno lo stesso impatto. Alcune creano veri poli di attrazione urbana, altre rischiano di rimanere confinate in un raggio troppo ristretto, parlate soprattutto “a chi c’è già”. È questo il confine – sottile ma cruciale – che la nostra copertina definisce come “territorialismo culturale”.
Il caso da cui parte la riflessione è quello dell’ex cinema Altino di Padova, destinato a diventare museo d’arte contemporanea per volontà dell’imprenditore Enrico Carraro. Un’iniziativa che, come raccontiamo, punta a dialogare con la città e a superare la semplice logica del brand. Ma non sempre succede così. In molte aree del Nord Italia, dagli spazi espositivi sorti vicino alle sedi aziendali fino ai musei d’impresa, l’investimento culturale resta legato a una dimensione di prossimità. Un gesto prezioso, certo, ma talvolta incapace di raggiungere nuovi pubblici o inserirsi in circuiti più ampi.
In molti casi la cultura viene vissuta come restituzione. È una questione che emerge anche nell’intervista di questa settimana, dedicata al Museo Nicolis di Villafranca di Verona: un luogo ricco di contenuti, nato dall’intuizione di un imprenditore visionario, dove cultura, impresa e passione per la meccanica si intrecciano in una narrazione coerente.
Accanto a questi esempi, tuttavia, ci sono storie che provano a fare un salto in avanti, come quella della Fondazione Cosso. L’articolo che pubblichiamo racconta l’esperienza nata nel Castello di Miradolo, alle porte di Pinerolo, dove arte, musica, natura e formazione si intrecciano in un modello culturale inclusivo e attento ai giovani. Completano il numero il racconto da Bologna sul MAST, simbolo di un legame strutturato tra impresa e innovazione sociale, e l’approfondimento sulla Fondazione Gentili Mosconi a Como, nuovo hub per la valorizzazione del patrimonio tessile.
Così, tra memoria e futuro, Cult prova a raccontare una cultura che non sia solo ornamento o eredità, ma leva di trasformazione concreta per i territori. Purché sappia aprirsi, contaminarsi, diventare rete.