Secondo l’accusa, audit interni avrebbero rilevato irregolarità diffuse nella filiera («in almeno 67 fornitori») e condizioni di presunto sfruttamento che, tuttavia, non avrebbero portato a nessun cambiamento: non si tratterebbe quindi di omissione, ma di dolo. Dopo il no della Cassazione all’amministrazione giudiziaria proposta dalla procura di Milano, è stata confermata la competenza del tribunale di Ancona
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