Che Milano abbia una sorta di primogenitura sulle tendenze e sulle mode italiane non è solo un luogo comune. Circa vent’anni or sono, in un panorama nazionale in cui la cucina etnica era tristemente considerata poco più che una soluzione di ripiego per nutrirsi a buon mercato, nella (sola) città meneghina veniva invece riconosciuto l’alto valore gastronomico delle cucine orientali e le capacità di queste di fondersi con tradizioni e ingredienti nostrani. Claudio Liu, qualche anno più tardi, ha saputo portare la sua prima creatura, Iyo (oggi Iyo Experience), a un livello di qualità così elevato da competere ad armi pari con i migliori locali fusion delle capitali europee.

Il suo successo si basa su due fattori: nessun compromesso sulla selezione della materia prima e capacità di circondarsi di professionisti di prim’ordine. Il sushi- chef Soga Katsumi e lo chef di cucina Dario Berni mettono insieme un repertorio stimolante per varietà di ispirazioni e di tecniche: sashimi, tartare, carpacci, nigiri tradizionali e «special» (da non perdere quello con ventresca di tonno scottata, foie gras e salsa teriyaki), precedono piatti ‘cucinati’ che intrecciano finemente Oriente e Occidente, come «gin dara», ovvero carbonaro nero d’Alaska caramellato nel miso o l’asado di manzo argentino glassato in salsa di soia con spinacino, aglio nero fermentato e salsa kimizu.

Il servizio, preciso ed elegante, e la carta dei vini e dei sake, di raffinata compilazione, beneficiano della competenza e della professionalità di Danilo Tacconi. Menu «Faccio Iyo» a 125 euro; alla carta sui 100.